A Genova, Palazzo Ducale, i capolavori del Detroit Institute of Arts.
Van Gogh, Gauguin, Monet, Cézanne, Degas, Renoir, Matisse, Modigliani, Kandinsky, Picasso.
Cinquantadue capolavori del Detroit Institute of Arts saranno esposti a Genova al Palazzo Ducale, negli appartamenti del Doge, per l’eccezionale periodo di 200 giorni. Quasi un “nuovo museo di arte moderna” per la durata dell’esposizione nella quale si potranno ammirare capolavori dei maestri pionieri e simbolo delle avanguardie artistiche: da Monet, Renoir, Degas, a Van Gogh, Picasso, Matisse, Kandinsky. Uomini ed artisti capaci, con le loro opere, di introdurre il moderno ed essere espressione di tutte le novità che hanno caratterizzato l’Europa all’inizio el ‘900.
La mostra – curata da Salvador Salort-Pons e Stefano Zuffi – è organizzata dal Detroit Institute of Arts, prodotta da MondoMostre Skira e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura.
Proprio uno dei fondatori del Metropolitan Museum, nel 1880, spronava i suoi connazionali a “convertire la carne di maiale in porcellane, il grano e i derivati in ceramiche preziose, le pietre grezze in sculture in marmo, le partecipazioni alle linee ferroviarie e i proventi dell’industria estrattiva nelle gloriose tele dei maestri più importanti del mondo”. Ed è così che ha inizio lo straordinario collezionismo americano che irrompe nel panorama artistico europeo e nel mercato dell’arte e porterà velocemente alla nascita ed allo sviluppo di grandi collezioni e musei, punti strategici e fondamentali per la crescita culturale del nuovo mondo. Secondo modalità tipicamente appartenenti allo spirito dei pionieri americani, si assiste ad una vera e propria corsa alla scoperta di artisti ed all’acquisizione di opere che, in quegli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento, avevano Parigi come centro di gravità. Diventa il centro di attenzione di galleristi, collezionisti, antiquari, direttori di musei, facoltosi imprenditori, tutti dotati di ingenti risorse economiche ma anche di un grande spirito di innovazione e di scoperta, e soprattutto scevri da quei pregiudizi culturali propri della cultura accademica del vecchio continente, tanto da essere – in moltissimi casi – i primi veri ammiratori dei maestri europei solo in seguito apprezzati e riconosciuti anche in Europa.
In questo contesto fervido e ricco si colloca Detroit, storico centro della giovanissima industria automobilistica che le varrà il soprannome di “Motor City”. Proprio qui nacque, nel 1885, il Detroit Institute of Arts. Importantissimo museo che nei suoi 130 anni di storia ha sempre accompagnato ed è sempre stato visto come fulcro della città e della sua gloriosa storia, anche quando negli anni del boom economico le industrie automobilistiche ne avevano fatto la locomotiva dell’economia americana e l’epicentro dell’economia mondiale. Già nei primi decenni del ‘900 il Detroit Institute of Arts era considerato l’avamposto e la principale via di accesso delle avanguardie europee negli Stati Uniti d’America. Il museo ha potuto contare, oltre che sulla ricchezza degli industriali acquirenti-collezionisti, su una risorsa che lo ha contraddistinto rispetto ai musei suoi contemporanei che nascevano in altre importanti città degli Stati Uniti: per oltre vent’anni (dal 1924 al 1945) il Detroit Institute of Arts fu diretto dallo storico dell’arte tedesco William Valentiner ed è proprio per suo merito che il museo porta a Detroit i primi Van Gogh e Matisse, la sua conoscenza dell’espressionismo tedesco e la sua amicizia con alcuni artisti, consente l’acquisizione di opere importantissime di questo periodo avanguardista. Altra figura di straordinaria importanza per il Detroit Institute of Arts fu quella di Robert H. Tannahill che ha lasciato numerose opere d’arte ed un cospicuo fondo da destinare al costante accrescimento delle collezioni. Grazie alla convergenza tra il mecenatismo dei privati (fra cui va ricordata anche la famiglia Ford) e la sua lungimirante direzione, il Detroit Institute of Arts è oggi tra i massimi musei degli USA.
Le opere esposte a Genova ripercorrono in un certo senso il tragitto inverso che da Detroit le riporta in Europa e, per la presenza di tutti i maggiori protagonisti, permette di trovarsi immersi nell’intera vicenda dell’arte europea dall’impressionismo alle avanguardie del ’900.
Il percorso della mostra è organizzato secondo un criterio cronologico che accompagna il visitatore in modo chiaro e dettagliato.
Si comincia perciò con l’Impressionismo, nel passaggio dal realismo di Courbet fino ai capolavori di Monet. Uno spazio autonomo è dedicato a Edgar Degas, di cui sono presenti cinque tele, in cui sono presenti i temi fondamentali della sua pittura, dal ritratto alle ballerine.
A questo segue un secondo spazio monografico che raccoglie quattro straordinari dipinti di Paul Cézanne.
La sala più grande della mostra affronta uno dei temi più significativi dell’arte di fine Ottocento e dell’ingresso nel nuovo secolo: il superamento dell’impressionismo che introduce le Avanguardie. La figura-chiave è Vincent Van Gogh, che trasferendosi dall’Olanda in Francia “scopre” la luce ed il colore. La Riva della Oise ad Auvers, del 1890, è un capolavoro che si impone per la esplosiva carica del colore, ma anche per le dimensioni significative. Altra opera mirabile è l’Autoritratto con il cappello di paglia (1887), un’esplosione di colore e di emozione, ma anche un primato assoluto: questa è la prima opera di Van Gogh esposta in un museo degli Stati Uniti. Immediato è il confronto con l’Autoritratto di Paul Gauguin (1893).
All’aprirsi del Novecento, Parigi si conferma il centro delle arti e della cultura ed uno dei massimi protagonisti di questo periodo è Henri Matisse, qui presente con tre opere memorabili, fra cui l’indimenticabile Finestra (1916), in cui un classico interno borghese viene scomposto in una serie di forme, tra la penombra e la piena luce. Appassionante è il dialogo con i tre ritratti (uno femminile e due maschili) di Amedeo Modigliani, maestro indiscusso della linea, capace di evocare sentimenti segreti, con una intensità struggente.
Il gruppo di capolavori delle avanguardie tedesche presenti a Detroit è senza paragoni nei musei nordamericani. In questa parte della mostra domina l’Autoritratto di un ancora giovanissimo Otto Dix (1912), accanto a Emil Nolde e Oskar Kokoschka e dove troviamo i protagonisti delle diverse tendenze in cui si articola il movimento espressionista in Germania. Dal Die Brücke di Dresda con Ernst Kirchner e Karl Schmidt Rottluff, Erich Heckel e Max Pechstein; fino alla “Nuova oggettività” di Max Beckmann; fino ad arrivare alla svolta verso l’astrattismo di Vassily Kandinsky.
A Pablo Picasso è dedicata una sala monografica in cui sono presenti sei tele, in un percorso che attraversa in pratica l’intera vicenda dell’arte del Novecento, dalla giovanile Testa di Arlecchino (1905) fino alla magmatica Donna seduta, dipinta nel 1960, quando Picasso era ormai alle soglie degli ottant’anni. Da un capolavoro all’altro, l’osservatore è guidato nelle svolte, gli scatti geniali, il continuo dinamismo mentale del grande maestro. Si parte dal periodo blu, ancora legato al gusto ed al disegno d’accademia, ci si ritrova sulle soglie della scomposizione cubista, una indagine sulle forme che si ispira chiaramente a Cézanne. Sorprendente è il passaggio successivo, il “classicismo” dei primi anni Venti, conseguenza di un viaggio in Italia: il grande ritratto di Donna seduta in poltrona ne è un esempio di formidabile intensità e importanza. La Ragazza che legge (1938) ci porta infine nel clima stilistico di Guernica (dipinta l’anno prima), con l’espressiva deformazione di visi e mani tipica della pittura di Picasso.
Maggiori informazioni sul sito della mostra http://www.impressionistipicasso.it.
Genova, Palazzo Ducale, dal 25 Settembre 2015 al 10 Aprile 2016.