2014. Nuovo Studio.

2014. Nuovo Studio.

Anno nuovo, studio nuovo…

Si potrebbe scrivere così perché con l’inizio del 2014, nel quale ricorre il ventennale dell’attività, apre il nuovo Studio di Architettura negli spazi in via Quintino Sella n. 88 a Firenze.

L’architettura è ciò intorno a cui ruota l’attività dello studio, i servizi di progettazione finalizzati alla ristrutturazione, riqualificazione e recupero del patrimonio esistente o alla progettazione di nuova architettura, e quanto ad essa è connesso (strutture ed impianti), costituiscono la sua principale mission.

L’attività ha acquisito e mette in opera le specifiche competenze necessarie ad una progettazione architettonica completa, dal concept iniziale fino all’interior design.

Nel nuovo studio saranno svolti anche quei servizi che ruotano intorno al mondo dell’edilizia, il catasto, le perizie e le stime, gli aspetti energetici ed ambientali, l’antincendio; ma anche tutta l’attività riguardante la “Sicurezza sul lavoro”.

Il cuore del nuovo studio è “il lavoro”, concepito come lo descrive – in modo mirabile – Charles Peguy:

“Un tempo gli operai non erano servi.
Lavoravano.
Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore.
La gamba di una sedia doveva essere ben fatta.
Era naturale, era inteso. Era un primato.
Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario.
Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone.
Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura.
Una tradizione venuta, risalita da profondo della razza,
una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta.

E ogni parte della sedia fosse ben fatta.
E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano.
Secondo lo stesso principio delle cattedrali.
E sono solo io — io ormai così imbastardito — a farla adesso tanto lunga.
Per loro, in loro non c’era neppure l’ombra di una riflessione.
Il lavoro stava là. Si lavorava bene.
Non si trattava di essere visti o di non essere visti.
Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto.”

In questo “dover essere ben fatto” sta ciò che facciamo.

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